La chirurgia per il tumore della prostata: quale tecnica?

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Da ormai 10 anni, con l’avvento della chirurgia laparoscopica robot-assistita e la diffusione delle piattaforme robotiche Da Vinci®, la letteratura scientifica in ambito urologico ha molto discusso su quale fosse la migliore tecnica chirurgica a cui sottoporre un Paziente affetto da carcinoma della prostata.

Poche settimane fa, sul Journal of Urology, in un editoriale dall’emblematico titolo “Robotic versus Open Prostatectomy: End of the Controversy”, il dott. Koch ha cercato di mettere fine ad un lotta decennale su quale tecnica sia la migliore per il trattamento chirurgico del tumore della prostata. Analizzando i dati di due recenti studi il dott. Koch è giunto alla conclusione che la chirurgia robotica sia superiore rispetto alla tecnica open sia in termini di risultati oncologici (meno margini chirurgici positivi e meno ricorso alla radioterapia adiuvante alla chirurgia nel gruppo dei robotici) sia in termini di risultati funzionali (precoce recupero della continenza e buon recupero della potenza sessuale). Inoltre Koch ha confermato un dato già noto: la chirurgia robotica ha meno complicanze chirurgiche e una conseguente più rapido recupero del Paziente.

Tasto dolente della questione, che spiega ancora la non completa diffusione della tecnica, soprattutto nei Paesi, con assistenza sanitaria pubblica, è il costo. Su tale argomento Koch si sofferma, affermando che a fronte di un spesa addizionale di 4258$, che nei centri di alto volume si riducono a 1990$, il costo è giustificato da una riduzione della morbilità sul Paziente sottoposto ad intervento robotico.

Concludendo, si può affermare che ad oggi la prostatectomia radicale robotica rappresenta il trattamento chirurgico preferibile per il Paziente affetto da tumore della prostata, soprattutto in centri ad elevato volume dove i vantaggi tecnici si aggiungono anche a quelli economici.

 

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