GLI ESAMI RADIOLOGICI nella RECIDIVA BIOCHIMICA

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L’obiettivo è quello di fare una “fotografia”, una stadiazione per capire se ci sono cellule tumorali che sono andate oltre alla prostata. Non tutti gli esami, purtroppo, hanno la stessa capacità diagnostica, e spesso sono correlate al valore di PSA con cui vengono eseguite. Rimane pertanto una scelta dell’Urologo, in base alla sua esperienza e alle tecnologie radiologiche che ha a disposizione, scegliere l’indagine diagnostica più adeguata

  • Scintigrafia ossea: è un esame che fotografa lo stato osseo per vedere se c’è attività tumorale nello scheletro, che rappresenta più comunemente il primo bersaglio di localizzazione a distanza di cellule tumorali. È un esame poco costoso, facilmente eseguibile in molti Ospedali ma spesso sottostima la reale situazione
  • Tomografia Computerizzata (TC): è un esame anch’esso abbastanza diffuso e di facile esecuzione, prevede l’uso di mezzo di contrasto (a cui si può essere allergici) e una buona funzionalità renale. Da un’idea sullo stato morfologico-anatomico ma difficilmente è in grado di stabilire se c’è attività tumorale
  • Risonanza magnetica (RM): specialmente quella che viene definita WB-MRI (whole-body MRI) ha una buona sensibilità e specificità per diagnosticare se ci sono localizzazioni ossee, dando nello stesso tempo un’idea morfologia degli altri organi
  • Tomografia a emissioni di positroni: grazie all’aiuto di un “tracciante” che si lega alle cellule tumorali in maniera più o meno specifica è in grado di stabilire se ci sono localizzazioni di malattia oncologica a distanza. Tra i traccianti più utilizzati al momento troviamo
    1. 11C-Colina: metodica entrata in uso da pochi anni che ha permesso di poter identificare siti metastatici a valori di PSA molto bassi, permettendo di anticipare i tempi di diagnosi. Linee guide raccomandano di eseguire questo esame a valori di PSA > 1 ng/ml
    2. 68Ga-labelled prostate specific membrane antigen (PSMA): è al momento l’ultimo tracciante uscito. Ha la caratteristica peculiare di legarsi specificatamente alle cellule tumorali di origine prostatica, permettendo di essere diagnostico anche a valori più bassi di PSA. Al momento non esistono valori di riferimento ideali, ma sembra avere efficacia già a valori > 0,4-0,5 ng/ml. Ha il vantaggio di costare meno rispetto alla Colina ma al momento è presente solo in alcuni centri ospedalieri. Lo svantaggio maggiore che rappresenta è che circa il 20% delle cellule tumorali metastatiche di origine prostatica non esprimono i recettori sensibili al PSMA per cui non vengono identificate.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha da poco lanciato un ALERT nel ridurre l’esecuzione di indagini diagnostiche radiologiche per i pazienti che vengono seguiti per patologie oncologiche. Gli esami radiologici non sono privi di effetti indesiderati e collaterali. Prima tra tutte l’esposizione massiva e concentrata di raggi, a seguire reazioni avverse, spesso pericolose al mezzo di contrasto o ai traccianti usati per la PET/TC. Pertanto il paziente non deve avere “ansia” nel voler eseguire tutti gli esami diagnostici disponibili.

Bisogna fidarsi del proprio Urologo, della sua esperienze e delle sue indicazioni!

 

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