Nell’immaginario collettivo, la terza età viene comunemente immaginata come la tomba della sessualità. Sorprenderà invece sapere che i nostri anziani sono incredibilmente più attivi, energici e passionali dei giovani d’oggi.
Mi è capitato di conoscere coppie di ottantenni desiderosi di migliorare ulteriormente la loro vita sessuale, oppure affrontare insieme le prime difficoltà dovute all’età o ai cambiamenti ormonali (pensiamo per esempio alla secchezza vaginale o alla dispareunia nella donna, e alla disfunzione erettile nell’uomo). Inoltre, non è affatto raro che i señor cerchino il supporto di un sessuologo nel momento in cui, cambiando partner, desiderano assicurarsi di poter godere appieno della propria sessualità. Gli uomini di questa età hanno una motivazione, una carica, un affiatamento, ma soprattutto un desiderio sessuale assolutamente maggiore rispetto ai ragazzi odierni. Ricostruendo le loro storie sessuali, mi raccontano che ai tempi della loro adolescenza per riuscire a vedere un po’ di pelle nuda e qualche forma femminile dovevano riuscire ad appropriarsi di un catalogo di costumi da bagno o di biancheria intima (il famoso Postal Market, in quanti me l’hanno citato!), chiudere gli occhi e fantasticare. Oggi, invece, per vedere una donna in déshabillé basta camminare per strada e posare gli occhi sui cartelloni pubblicitari affissi ovunque, la nudità è ben presente sui nostri schermi, anche in prima serata, e la pornografia è facilmente fruibile in qualsiasi momento, anche da uno smartphone, gratuitamente. Immagiamo quindi come, qualche generazione fa, riuscire ad arrivare a fare l’amore con la propria donna fosse qualcosa che ci si doveva guadagnare, che si faticava a raggiungere, insomma, un traguardo dall’incommensurabile valore. Questo ci spiega, almeno in parte, l’importanza che i veterani continuano ad attribuire al sesso, nonché il loro desiderio di continuare a coltivare e godere della sessualità, nonostante gli inevitabili cambiamenti organici dovuti all’invecchiamento.
Spostiamoci invece nel mondo dei giovani adulti, diciamo tra la fine dei venti e la fine dei quarant’anni. In questa fascia d’età, possiamo notare che le donne hanno finalmente imparato a chiedere, ad esprimere i loro desideri e bisogni, a pretendere il piacere, ed anche a prendersi quello che sentono di meritarsi, e questa credo sia una preziosissima conquista. L’effetto di questa emancipazione sugli uomini è stato in parte quello di spaventarli e creare delle aspettative che temono di non riuscire a soddisfare. Gli uomini d’oggi tendono quindi ad essere insicuri, spesso soffrendo anche di ansia da prestazione – pensate che la maggior parte dei casi di disfunzione erettile che arriva da noi sessuologi appartiene proprio a questa fascia di età –, oppure ad essere annoiati. Ebbene sì, perché la noia sessuale, più comune negli uomini che nelle donne (che spesso invece si lamentano e si sentono sessualmente frustrate) è un altro problema tipico di questa generazione. Uomini che dopo pochi mesi di frequentazione con una partner hanno già esaurito tutto il repertorio stile “50 sfumature di grigio”, e si ritrovano con un desiderio sessuale ipoattivo, cercando fonti di stimolo al di fuori della coppia, piuttosto che al suo interno. E questo, a mio parere, non porta che ad un ulteriore allontanamento ed inaridimento, perché le risorse andrebbero cercate all’interno della coppia, aprendosi intimamente all’altro, condividendo il proprio universo interiore, le proprie fantasie. Aggrapparsi al mondo esterno, al web, a terzi, ancora di più se prima di aver costruito una solidità relazionale, emotiva ed affettiva, rischia di creare soltanto un sollievo temporaneo, di mettere una toppa sopra ai problemi e creare distanza, piuttosto che implementare l’intimità e nutrire la coppia.
Ma veniamo ai giovanissimi, perché sono proprio loro a sorprenderci. Gli adolescenti d’oggi sembrano essere pervasi da una specie di anestesia emotiva, che affligge il loro modo di vivere le relazioni e, di conseguenza, anche la sessualità.
“L’esercito dei selfie”, una popolazione talmente orientata al mondo esterno, che fatica a sentirsi, ad entrare in contatto con il proprio mondo emotivo. Hanno una vera e propria difficoltà a sentire, riconoscere e nominare le emozioni.
E qual è l’impatto di questo inaridimento emotivo sulla sessualità? Che i giovani la vivono con leggerezza, con assenza di emozioni, preoccupandosi più di come verranno le foto #aftersex che posteranno sui social, piuttosto che focalizzandosi su come si sentono dentro. La magia della prima volta non è più così forte, come lo era per le precedenti generazioni. Anzi, spesso la prima volta viene vissuta dalle ragazzine come un impiccio da togliersi il prima possibile. L’ansia, le farfalle nello stomaco, la paura, tutte quelle emozioni a mio avviso meravigliose, che rendevano la prima volta così speciale, sono state rimpiazzate da un appiattimento emotivo o tutt’al più dall’ansia da prestazione. A tale proposito, vorrei ricordare infatti che i nostri adolescenti, cresciuti a pane e Youporn, sentono il peso del confronto diretto con la realtà sfalsata proveniente dalla pornografia del web. E’dunque più importante apparire e fare una buona performance piuttosto che sentire, emozionarsi ed emozionare. A proposito di apparire, un trend presente nei nostri giovanissimi sembra proprio quello di fare sesso in luogo pubblico, ma non chiusi in un bagno di un bar, eccitati dalla paura di poter essere scoperti, ma nel bel mezzo di una piazza, in pieno giorno, davanti agli occhi di svariati passanti. Si tratta di esibizionismo all’ennesima potenza, di trasgressione o di scollamento dalla realtà?
Lavorando con gli adolescenti sia nella pratica privata che nell’ambiente scolastico, quando mi capita di insegnare educazione sessuale, noto che sono poco interessati alla sessualità reale, tangibile, concreta. Sembrano invece prediligere relazioni – e dunque anche scambi sessuali – a distanza, perché è proprio sulla realtà virtuale che si fondano e concretizzano i loro rapporti. Forse perché in questo modo ci si espone di meno e dunque ci si protegge di più, forse perché è tutto più facile e raggiungibile o forse semplicemente perché sono cresciuti così e non conoscono altre modalità relazionali, ma attraverso i social non si mettono in gioco davvero le emozioni, non si condivide con l’altro. E anche nella vita “reale” è un po’ come se costruissero solo la facciata delle relazioni, quella da mostrare agli altri, quella da postare su Facebook o Instagram, ma dentro poi manca il contenuto, mancano le esperienze, la quotidianità, il conoscersi, lo scoprirsi intimamente, il co-costruire una realtà condivisa, l’emozionarsi.
Le lettere d’amore sono state sostituite da messaggi via whatsapp, l’arousal emotivo da emoji, l’infinita bellezza dello scoprirsi, spogliandosi lentamente, con il cuore che batte forte, da foto esplicite che spesso vengono inviate addirittura ancora prima del primo bacio.
E’ questo il mondo d’oggi, un mondo in cui nel mercato si fanno spazio bambole con scala 1:1, personalizzabili in modo da poter realizzare qualsiasi tipo di preferenza estetica, robot umanoidi in grado di soddisfare qualsiasi esigenza o desiderio sessuale. E se questa crescita tecnologica ha indubbiamente anche dei risvolti positivi (pensiamo per esempio alla chirurgia), il rischio è che la realtà condivisa, l’esperienza vissuta, sentita e costruita insieme all’altro vengano pian piano sostituite da una realtà in cui regna la dimensione individuale, la distanza ed il distacco emotivo.