Il 3 settembre 2018, a Torino, aprirà la prima “casa chiusa” italiana di “sex dolls” per uomini e donne. Attiva già a Barcellona e a Mosca, Lumidolls (www.lumidolls.com) è la prima società che offre intrattenimento ludico-sessuale con sex dolls dalle sembianze e conformità umane assolutamente realistiche. Nel lussuoso appartamento torinese saranno presenti 8 bambole, 7 con genitali di tipo femminile e 1 di tipo maschile, tutte con dimensioni realistiche, snodabili, resistenti all’acqua, in elastomero termoplastico, un materiale che ha l’intento di mimare la cute umana. I clienti potranno prenotare la bambola che preferiscono, o addirittura acquistarla (con prezzi tra i 700 e i 2mila dollari) attraverso il sito (www.lumidolls.com).

Ancora più sofisticati delle bambole sessuali sono i robot umanoidi, ormai talmente ambiti ed accolti all’interno della nostra società che a Sophia (http://www.hansonrobotics.com/robot/sophia/), il robot creato da David Hanson, disegnato sull’immagine di Audrey Hepburn, è stata addirittura riconosciuta la cittadinanza in Arabia Saudita!
Lo scienziato giapponese Hiroshi Ishiguro, professore di robotica presso l’università di Osaka, padre dei robot androidi e creatore del suo stesso clone umanoide, afferma infatti che nei prossimi anni i robot sostituiranno gli umani non solo nella camera da letto: lavoreranno nei centri commerciali, nelle stazioni, nelle scuole, assisteranno gli anziani, faranno le pulizie e addirittura arriveranno ad insegnare come Professori, un po’ come presagito dal film “I, Robot” con Will Smith (2004). Ishiguro è anche il creatore di Erica (http://www.geminoid.jp/en/index.html), il robot umanoide più simile all’uomo al mondo. Erica ha le fattezze di una 23enne giapponese, e, nonostante non sappia ancora muovere le braccia, è dotata di un sistema di linguaggio sofisticatissimo, che presto la porterà a presentare i telegiornali in Giappone.

L’obiettivo pretenzioso di Ishiguro è quello di infondere nei robot il “sonzai-kan”, termine che in giapponese significa “presenza”, “spirito umano”, ovvero ciò che proviamo quando qualcuno ci è vicino. Ma sarà davvero un goal raggiungibile?
Tornando in ambito sessuale, Harmony (www.realbotix.com) è invece il primo robot, completamente personalizzabile, programmato per stabilire una connessione emotiva con il proprio amante. Harmony si può customizzare sia fisicamente, scegliendo perfino la forma dei capezzoli o la tipologia di peli pubici, ma anche caratterialmente, selezionando tra svariati tratti di personalità (ad es. gentile, timida, gelosa, lunatica, intellettuale, sexy, insicura, ecc.) e si può addirittura ordinare un pene per trasformarla in un transgender. Una volta acquistata la bambola, è possibile scaricare una app per smarphone, tablet e computer, che si collegherà ad Harmony e attraverso la quale si gestiranno le impostazioni. Si possono anche creare avatar multipli, con personalità completamente diverse, così da switchare da un avatar all’altro, a seconda della preferenza del momento. Secondo il creatore di Harmony, Matt McMullen, queste bambole sarebbero in grado di ascoltare, ricordare, parlare in maniera naturale ed imparare quello che i proprietari desiderano.
Tra altri tipi di “sexbot” (da sex robot), c’è anche Roxxxy, (www.truecompanion.com), disegnata dall’ingegnere Douglas Hines, dotata di battito cardiaco, sistema circolatorio e personalità customizzabile, Rocky (www.truecompanion.com), il sexbot per donne e uomini omosessuali che offre svariati tipi di pene, con taglie da piccolo ad X-Large, e Samantha (www.syntheaamatus.com), il robot disegnato dall’ingegnere Sergi Santos in grado di “provare” piacere sessuale, rispondere ai baci, simulare un orgasmo se le si stimola il punto G e, col tempo, addirittura capace di sincronizzarsi al proprio compagno in modo da poter raggiungere orgasmi simultanei.

David Levy, autore di “Love and sex with robots”, afferma che in futuro amare e fare l’amore con i robot sarà normale e naturale come farlo con altri esseri umani. Secondo l’autore, i robot umanoidi rappresenteranno la soluzione ai problemi d’intimità, colmeranno il vuoto nella vite delle persone che si sentono sole, oppure che sono costrette per motivi di lavoro a trascorrere lunghi periodi senza il proprio partner, e soddisferanno le fantasie sessuali dei più avventurosi. Levy prevede che intorno all’anno 2050, gli umani desidereranno i robot come amici, partner sessuali e anche come sposi.
Anche la Dr.ssa Laura Berman, terapeuta di coppia e assistente professoressa alla facoltà di psichiatria della Northwestern University, considera gli umanoidi una “benedizione” per le persone socialmente ed emotivamente isolate, in quanto permetterebbero loro di stabilire un sistema di supporto sociale.
C’è anche chi invece si batte contro i sexbots: la “Campaign against sex dolls” (https://campaignagainstsexrobots.org) è una campagna contro la normalizzazione delle bambole e dei robot sessuali, che recrimina l’impatto pericoloso di queste invenzioni sulle donne e sulla società. Secondo i sostenitori di questa campagna, il mercato delle sex dolls contribuisce a svalorizzare la figura femminile, riducendola a qualcosa che gli uomini possono comprare ed usare. Ancora più pericolosa sarebbe la produzione di bambole bambine, destinate sia ai pedofili detti “non offender” (NOP) a scopo “terapeutico”, che ai pedofili stessi a scopo ludico.
Possiamo quindi affermare che, se da una parte sex dolls e sexbots potrebbero fornire un rimedio alla solitudine e alle difficoltà sociali e relazionali di molti individui, o regalare un’esperienza sessuale insolita ad altri, al tempo stesso rappresentano una potenziale minaccia ai rapporti umani.
Che cosa può portare un individuo ad optare per un partner in silicone e ad ignorare quindi anche il fatto che il loro amore, il loro desiderio e il loro piacere sessuale non potrà mai essere genuinamente reciprocato? La paura. La paura di non essere abbastanza attraenti/carismatici/facoltosi per poter sedurre un partner. Un senso di inadeguatezza personale, quindi. La paura del rifiuto, dell’abbandono, la paura di soffrire. La paura della solitudine. Il non sentirsi liberi di esprimersi appieno sessualmente e quindi la paura di perdere un partner nel momento in cui si è completamente se stessi a letto. La paura del fallimento sessuale. Ma oltre alla paura c’è dell’altro. Potremmo ipotizzare che la fase della seduzione, ovvero ciò che riguarda il corteggiamento e di conseguenza anche la possibilità di essere rifiutati, la fase in cui è ancora tutto nuovo, sconosciuto, incerto, quando sentiamo le farfalle nello stomaco, ma c’è comunque il rischio che il castello crolli da un momento all’altro, ecco, questa fase di incertezza, di rischio, viene scartata a favore di una preda certa: la compri e ce l’hai, nessuna fatica e nessun dolore, paghi ed è tua. Allo stesso modo, anche il la costruzione ed il mantenimento di una relazione, ovvero imparare ad ascoltare e conoscere i desideri e i bisogni dell’altro, esporsi, mettersi a nudo, venirsi in contro, trovare compromessi, affrontare incomprensioni, discussioni, ritararsi, riaggiustarsi, superare ostacoli, oltrepassare i limiti, anche tutto ciò viene rifiutato a favore di un compagno perennemente compiacente, adorante e sempre disponibile.
La relazione tra umani e umanoidi è stata ampiamente esplorata sia da film come “Ex Machina” (2014), “Her” (2013) e “Blade Runner” 2049 (2017), che da serie TV come “Black Mirror” e “Westworld”. E’ un tema attuale che induce riflessioni profonde sull’evoluzione della nostra specie.
Possiamo davvero pensare che a breve surrogati di partner amorosi e sessuali sostituiranno i rapporti genuini tra umani, e di conseguenza muteranno il nostro modo di esperire sensazioni, emozioni e provare sentimenti? “Lovotics” (Love + Robotics) è la scienza che cerca di formare un legame d’amore tra uno user e un robot, disciplina di cui si occupa il Dr. Hooman Samani (www.hoomansamani.com), un ricercatore di intelligenza artificiale al Social Robotic Lab dell’Università Internazionale di Singapore. A quanto pare, i robot (non umanoidi) creati da Samani sarebbero già dotati di un range di emozioni che va dalla felicità al disgusto e alla gelosia.
Fermiamoci ed interroghiamoci su cosa ci porta a provare attrazione per l’altro. Gli studi sull’evoluzionismo ci dicono che, se le donne scelgono uomini economicamente benestanti e con una buona posizione sociale, in modo da poter garantire loro la sopravvivenza della prole, gli uomini prediligono donne giovani, belle, con i fianchi larghi, perché simbolicamente sane, fertili e dunque in grado di portare a termine una gravidanza (e quindi far sopravvivere i loro geni). Se osserviamo però il fenomeno recente per cui molti ragazzi giovani sono attratti da donne mature, constateremo che l’attrazione è qualcosa di più complesso ed in potenziale cambiamento rispetto anche a solo qualche decennio fa. Inoltre, gli uomini d’oggi sembrano essere intimoriti dall’indipendenza e dall’emancipazione delle giovani donne: sarà per questo motivo che alcuni optano per la versione femminile in silicone, per paura?
Tornando a ciò che ci attrae di un partner, possiamo ipotizzare che oltre all’aspetto fisico, ci siano dunque anche altri fattori in grado di carpire la nostra attenzione. Si può essere affascinati da una persona perché ci ha protetti in una situazione di pericolo, perché ha preso le nostre parti in una discussione, perché ha idee, valori, passioni, gusti musicali o esperienze di vita simili alle nostre, perché era l’unica oltre a noi ad essere esclusa a scuola o all’interno di un gruppo, perché ha un atteggiamento paterno/materno, perché ha un odore, uno sguardo, un modo di muoversi per noi irresistibile. Ma, andando ancora più in profondità, per quali motivi ci innamoriamo? Basta semplicemente avere una persona che fisicamente incarni il nostro prototipo di uomo/donna? Basta che sia compiacente ed esprima affetto e desiderio nei nostri confronti? L’amore, a mio avviso, è molto di più. Ci si innamora dell’odore della pelle, delle piccole – perfette – imperfezioni, della storia che ognuno si porta dentro, delle fragilità e degli spigoli. E poi l’amore si fonda e si nutre di una realtà condivisa, di ricordi co-costruiti insieme nel tempo: un bacio sotto la pioggia, un saluto con le lacrime agli occhi all’aeroporto, una litigata furiosa, il giorno del proprio matrimonio, un viaggio, un’avventura, la nascita di un figlio, l’affrontare una malattia o un lutto di una persona cara insieme. L’amore è troppo profondo, colorato, sfaccettato, contorto, incontrollabile, inspiegabile, meraviglioso e doloroso al tempo stesso, per essere programmato in un laboratorio di robotica. L’amore è ciò che di più prezioso ancora abbiamo, anzi, l’amore, – che sia verso un partner, un amico, un figlio o un fratello – è tutto ciò che abbiamo. Mi viene in mente quando Tom Waits, raccontando ciò che ci portiamo via quando moriamo, in “Take it with me”, canta: “all that youy’ve loved, it’s all you own”, ovvero “tutto ciò che hai amato è tutto ciò che possiedi”. Ed è proprio così, alla fine gli affetti nella vita sono tutto ciò che conta, sono il tesoro che custodiamo nella cassaforte dentro al nostro cuore. Quindi viviamoli, ma viviamo quelli veri, nella loro unicità, nella bellezza e nella sofferenza, nell’imperfezione e nell’imprevedibilità, viviamoci il pacchetto completo, con le lacrime e le notti in bianco, con le farfalle nello stomaco e i letti disfatti, con le nascite e le perdite, ma, soprattutto, con autenticità e reciprocità.
Alcune domande su cui riflettere:
- Nell’era della simulazione, i robot umanoidi potranno mai rispondere ad un reale bisogno?
- Potranno avere un’applicazione in ambito medico ed essere utilizzati da pazienti che, per via di patologie organiche debilitanti, non possono avere un rapporto sessuale? E da pazienti portatori di handicap?
- Potranno essere utilizzati per trattare le disfunzioni sessuali, come step, all’interno di un percorso di terapia sessuale?
- Potranno avere un ruolo nella gestione della pedofilia?
- Potranno arginare la prostituzione, evitando quindi lo sfruttamento di molte donne?
- Modificheranno profondamente il nostro modo di esperire emozioni, vivere le relazioni e l’intimità?
Bibliografia e letture d’approfondimento
“Love and Sex with Robots”, David Levy;
“Robots, Love, and Sex: The Ethics of Builiding a Love Machine”, John P. Sullins;
“Robot Sex: Social and Ethical Implications”, Neil McArthur;
“Close Engagements with Artificial Companions: Key Social, Psychological, Ethical and Design Issues”, Yorick Wilks;
“Can Robots Love Us?”, BBC Documentary;
https://medium.com/@orge/the-future-of-love-robot-sex-and-ai-relationships-3b7c7913bb07
https://www.engadget.com/2017/04/11/realdolls-first-sex-robot-took-me-to-the-uncanny-valley/