DEFINIZIONE
Il tumore del pene è raro ed origina di regola dall’epitelio del glande e della superficie interna del prepuzio. Questo tumore condivide la stessa etiologia e la stessa storia naturale del carcinoma spinocellulare dell’orofaringe, dei genitali femminili (cervice, vagina e vulva) e del canale anale. La fimosi, la cattiva igiene, il fumo di sigaretta e, più recentemente, l’infezione da HPV sono i maggiori fattori di rischio noti.
EPIDEMIOLOGIA e FATTORI DI RISCHIO
Di regola, il carcinoma del pene è molto raro, ma nei Paesi con minor igiene e maggiore promiscuità l’incidenza può raggiungere fin 10 casi per 100.000 come in Uganda. In Europa, l’incidenza varia da 0.5 a 1.8 casi per 100.000 uomini all’anno, con evidenti differenze fra vari Paesi e regioni.
Altri fattori prognostici importanti sono le abitudini culturali, igieniche e religiose. Il cancro del pene è praticamente assente nelle comunità che praticano la circoncisione alla nascita (ebrei) e molto raro in chi pratica la circoncisione alla pubertà (musulmani e Ibos della Nigeria). Di regola, l’incidenza del carcinoma del pene aumenta con l’età. Sporadicamente è riportato in giovane età.
I fattori di rischio identificati mediante studio caso-controllo includono:
– la fimosi,
– l’infiammazione cronica: balano postite, lichen sclerosus et atroficus,
– trattamento con sporalene e raggi ultravioletti,
– costumi sessuali (coito precoce e promisquità),
– condilomi, che aumentano il rischio da 3 a 5 volte,
– il fumo di sigaretta.
Il DNA del papilloma virus umano (HPV) è stato identificato nel 70-100% dei casi con neoplasia intraepiteliale e nel 40-50% dei casi di carcinoma infiltrante. Anche se non è ancora programmata, la vaccinazione contro HPV viene raccomandata anche per i giovani maschi.
È molto importante notare che le infezioni da HPV nei pazienti portatori di carcinoma del pene sembrano essere associate ad una prognosi migliore: la sopravvivenza a 5 anni nei pazienti ad alto rischio è stata del 78% nei casi HPV negativi e del 93% nei casi HPV positivi. Inoltre, il virus ha un importante ruolo ontogenetico mediante interazione con oncogeni e i geni soppressori P53 e Rb (10).
SINTOMI
In genere uno dei primi sintomi del tumore del pene è una variazione nell’aspetto della pelle che potrebbe cambiare colore, diventare più sottile o più spessa in alcune aree. A volte si formano piccole ulcerazioni o noduli sul pene che possono essere più o meno dolorosi oppure del tutto asintomatici e piccole placchette superficiali biancastre o rossastre sulla superficie interna del prepuzio o sulla superficie del glande, talvolta accompagnate dalla produzione di una secrezione irritante. Anche rigonfiamenti a livello della testa del pene potrebbero indicare la presenza di un tumore, mentre un gonfiore che interessa i linfonodi dell’inguine potrebbe essere il segno che la malattia si è diffusa anche oltre il sito di partenza.
Figura I sintomi in presenza di un tumore del pene sono purtroppo molte volte aspecifici, cioè si confondono con quelli che possono essere causati da malattie benigne. Qualsiasi anomalia dell’aspetto del pene deve essere valutata. Nessuno di questi sintomi da solo è sufficiente per una diagnosi certa di tumore del pene, dal momento che gli stessi sintomi potrebbero essere causati anche da patologie benigne; per questo motivo è importante rivolgersi sempre al medico in caso di dubbio.
Nessuno di questi sintomi da solo è sufficiente per una diagnosi certa di tumore del pene, dal momento che gli stessi sintomi potrebbero essere causati anche da patologie benigne; per questo motivo è importante rivolgersi sempre al medico in caso di dubbio.
DIAGNOSI
La diagnosi del tumore del pene inizia con una visita nella quale lo specialista o il medico di base raccolgono informazioni dettagliate sui sintomi, sulla storia familiare del paziente e visitano in modo accurato il pene e tutta la regione genitale per verificare la presenza di segni del tumore o di altre patologie. In caso di sospetto si procede con una biopsia, cioè si preleva una piccola quantità di tessuto del pene e lo si analizza al microscopio: questo metodo consente di arrivare a una diagnosi certa di tumore.
In caso di diagnosi di tumore del pene, è importante stabilire se e quanto la malattia si è diffusa nell’organismo e per questo potrebbe essere necessario procedere con esami quali risonanza magnetica del pene, ecografia inguinale con eventuale ago-biopsia dei linfonodi, tomografia computerizzata (TC), tomografia a emissione di positroni (PET).
TERAPIA
Il tumore del pene è in genere curabile se diagnosticato nelle sue fasi più precoci, ma la scelta del trattamento più adatto dipende da diversi fattori come: tipo, posizione ed estensione del tumore, condizioni di salute generali del paziente e, in alcuni casi, anche preferenze del paziente sulla base degli effetti collaterali delle singole terapie.
La chirurgia è il trattamento più utilizzato per il tumore del pene in tutti i suoi stadi, ma gli interventi non sono tutti uguali: esistono infatti diverse tecniche che risultano più o meno efficaci a seconda delle caratteristiche della neoplasia. In particolare, nei casi di tumore superficiale non invasivo si procede con la chirurgia laser che distrugge le cellule più superficiali; se invece non è così ben localizzato si possono utilizzare la circoncisione (per asportare masse tumorali confinate al prepuzio), l’asportazione semplice del tumore e di una piccola parte di tessuto adiacente con il bisturi o la chirurgia Mohs (che prevede l’ asportazione di uno strato molto sottile di tessuto e che viene analizzato: se ci sono cellule cancerose si procede con l’asportazione di uno strato alla volta fino a che se ne incontra uno completamente sano). Nei casi precedentemente descritti si parla di chirurgia conservativa, poiché si tende a conservare le caratteristiche estetiche e funzionali del pene, ma in alcuni casi, soprattutto se il tumore ha già invaso l’organo in profondità, è necessario procedere con interventi più radicali con l’asportazione parziale (con eventuali ricostruzioni del glande) o totale del pene. La chirurgia serve anche per rimuovere i linfonodi inguinali e pelvici sia a scopo diagnostico (per capire se il tumore si è già diffuso), sia per eliminare quelli già intaccati da cellule cancerose.
La radioterapia – può essere utilizzata da sola sia sottoforma di raggi o mediante piccoli “semi” radioattivi posizionati all’interno del tumore (brachiterapia), – o in combinazione con la chirurgia per ridurre il rischio che il tumore ritorni dopo l’asportazione o per rallentare la crescita nei casi di malattia in stadio già avanzato.
Infine, la chemioterapia sistemica (cioè somministrata in tutto l’organismo in genere per via intravenosa o per via orale) è indicata soprattutto nei casi in cui il tumore abbia già raggiunto organi lontani, ma può anche essere somministrata in forma locale come crema da applicare direttamente sull’area interessata.
PREVENZIONE
Al momento non esistono strategie precise ed efficaci per prevenire il tumore del pene. Sicuramente una buona igiene degli organi genitali è fondamentale per la prevenzione di questo tumore, ma da sola non basta. È importante anche evitare i fattori di rischio già noti: attenzione quindi al fumo di sigaretta e ai comportamenti sessuali che aumentano il rischio di contrarre infezioni da HPV.
La circoncisione precoce riduce l’incidenza del tumore del pene di 3-5 volte, mentre quella effettuata in età adulta non ha effetti protettivi.
FAQ
Cosa è l’HPV?
HPV è un virus conosciuto in circa 150 ceppi e praticamente quasi tutta la popolazione adulta ne detiene qualcuno nell’organismo. L’HPV vive all’interno delle cellule dello strato basale dell’epidermide: è quindi un virus “silente” all’interno della pelle e delle mucose esterne dell’uomo e della donna. L’HPV può divenire attivo in senso replicativo patogeno e creare delle lesioni dermatologiche di tipo infettivo o sessualmente trasmissibile: verruche volgari, condilomi genitali, condilomi orofaringei. In alcuni casi l’HPV può contribuire a trasformare alcune cellule nelle quali vive in cellule cancerose (cancro): questo accade quando il genoma virale (DNA) riesce ad entrare all’interno del nucleo della cellula.
Esiste un vaccino per l’HPV?
Dal giugno 2006 negli Stati Uniti la Food & Drugs Administration (FDA) ha messo in commercio il primo vaccino per la prevenzione del carcinoma cervicale nella donna e di altri HPV associati. Questo vaccino protegge dalle infezioni di HPV 6, 11, 16 e 18. Anche se non è ancora programmata, la vaccinazione viene raccomandata anche per i giovani maschi.
Nel caso di un intervento di amputazione parziale si può conservare un’attività sessuale?
In diversi studi clinici è stato dimostrato che i pazienti trattati con laser terapia per carcinomi circoscritti sono stati capaci di riassumere l’attività sessuale. Fatta eccezione per l’aspetto estetico, una buona parte dei pazienti si dichiarava soddisfatta della loro qualità di vita, compresa l’attività sessuale.
Quando dovrei controllarmi per HPV?
Un controllo è suggerito quando: a) la propria partner scopre mediante PAP test o valutazione specialistica di avere l’HPV o di essere portatrice di lesioni infettive genitali od orali da HPV (condilomi); in tal caso l’uomo dovrebbe essere sottoposto a visita dermtologica o andrologica e a penoscopia per la valutazione della presenza di lesioni infettive (condilomi o microcondilomi). b) se non ha mai fatto una visita andrologica c) se ha la necessità di conoscere (in caso venga richiesto dopo la visita ginecologica o dermovenereologica) la presenza di ceppi patogeni in ambito genitale od orale (situazione da valutare sempre assieme al proprio specialista di fiducia).