Un ultrasuono è un’onda ad alta frequenza che si trasmette attraverso i tessuti del corpo dove si verificano vibrazioni molecolari e collisioni che possono portare a risposte biologiche sia a livello cellulare che molecolare. In base al livello di energia utilizzata, vengono identificate due categorie di ultrasuoni: ad alta e bassa intensità. Di recente, gli ultrasuoni a bassa intensità a modalità pulsata sono stati ampiamente utilizzati per promuovere la guarigione dei tessuti, ridurre l’infiammazione e il dolore, attivare le cellule staminali, promuovere la rigenerazione neuro-muscolare, migliorare l’angiogenesi cardiaca e…trattare la prostatite cronica.
Nell’ampio spettro clinico della prostatite, la forma cronica (o sindrome da dolore pelvico cronico) è quella che, purtroppo, interessa la maggior parte dei pazienti. Clinicamente, questa tipologia di prostatite è caratterizzato principalmente dal dolore riferito a livello perineale, sovrapubico o ano-scrotale che perdura da almeno tre-sei mesi in assenza di infezioni delle vie urinarie e può essere accompagnata da sintomatologia irritativa/ostruttiva e disfunzioni della sfera sessuale.
Quando gli ultrasuoni pulsati a bassa intensità sono applicati con finalità terapeutiche, l’energia viene assorbita a velocità diverse a seconda della densità del tessuto attraversato. Gli effetti biologici indotti si differenziano in effetti termici e non termici. Nel primo caso, l’aumento della temperatura (seppur limitato) a livello del tessuto bersaglio può influire sulla funzionalità di alcuni enzimi cellulari. Nel secondo caso, l’effetto principale è la cavitazione: l‘induzione all’interno del tessuto di microbolle che si ripetono per numerosi cicli acustici. E’ noto inoltre che gli ultrasuoni aumentano il movimento del mezzo liquido all’interno dei tessuti: un micro-flusso intorno ad un campo acustico dell’onda pulsata.
Ma quali sono gli effetti biologici prodotti? In che modo se ne può trarre beneficio nel trattamento della prostatite? Regolazione dell’attività enzimatica, riequilibrio delle normali temperature locali tissutali, proliferazione e differenziazione cellulare, secrezione di sostanze ad azione anti-infiammatoria.
Le prime applicazioni per la cura della prostatite cronica risalgono al 1977. Negli ultimi anni si è verificato un rinnovato interesse intorno alla metodica. In un recente studio randomizzato condotto in Cina su 96 uomini, l’applicazione di onde ultrasoniche pulsate a bassa intensità per 10 minuti al giorno in un periodo di 2 settimane ha determinato una netta differenza in termini di efficacia totale del trattamento nel gruppo di pazienti sottoposti alla metodica (70% vs. 25%). Nello specifico, i risultati ottenuti hanno dimostrato che la terapia ultrasonica per via transperineale si è dimostrata efficace soprattutto per alleviare il dolore della prostata e moderare i sintomi disurici mentre non ci sono state differenze in termini di conta leucocitaria e corpuscoli di lecitina valutati nel liquido prostatico. Già in precedenza, era stato riportato che anche l’applicazione delle onde ultrasoniche per via transrettale migliorava i sintomi clinici della prostatite.
Tra i suoi vantaggi: la sicurezza, la facilità d’uso e l’alta accettabilità. Sia l’approccio transrettale che quello transperineale sono efficaci. Con l’implementazione della ricerca di base e della ricerca clinica, il meccanismo di azione degli ultrasuoni a bassa intensità a modalità pulsata ed i suoi effetti biologici saranno ulteriormente chiariti: saranno stabiliti dosaggi e protocolli terapeutici…anche per i pazienti affetti da prostatite cronica!
Fonte: Lin G et al. Effects and Mechanisms of Low-Intensity Pulsed Ultrasound for Chronic Prostatitis and Chronic Pelvic Pain Syndrome. Int. J. Mol. Sci. 2016; 17: 1057