I fluidi sessuali femminili sono stati ampiamente rappresentati nell’arte e nella letteratura di svariate culture e descritti con nomi poetici come il fluido di Venere, l’elisir della vita, il fiume sacro, il nettare degli Dei e il nettare di loto. Il Kama Sutra definisce le emissioni femminili come “il seme che…continua a cadere dall’inizio dell’unione sessuale fino alla fine”. I Taoisti li associavano alla capacità leggendaria di rinnovare la vita. Gli amanti giapponesi più disinibiti del sedicesimo secolo usavano raccogliere il cocktail afrodisiaco in ampolle appositamente progettate e berlo con l’intento di sentirsi più felici e ringiovaniti.
In campo medico, l’eiaculazione femminile rimane ad oggi uno dei fenomeni più affascinanti e misteriosi della sessualità femminile, ma anche uno dei più discussi, al punto che ginecologi, urologi e sessuologi spesso si trovano in disaccordo su questo argomento. Proverò quindi a fare un po’ di chiarezza.
Prima degli anni 80, emissioni di liquidi femminili durante i rapporti sessuali tendevano ad essere definite dai medici come “incontinenza coitale”, un fenomeno che alcune donne possono esperire e che oggi sappiamo essere riferito ad una perdita involontaria, non necessariamente associata all’orgasmo, di pura urina.
Nel 1981, Beverly Whipple, nota sessuologa e ricercatrice della Rutgers University di Newark, iniziò ad interessarsi e a studiare il punto G e il fenomeno dell’eiaculazione nelle donne, affermando che il liquido emesso durante l’eiaculazione non fosse semplice urina, come altri colleghi sostenevano, bensì un fluido prodotto dall’equivalente femminile della prostata maschile. Secondo la Whipple, il fluido eiaculatorio era di colore chiaro, alcalino, ma soprattutto sembrava contenere il PSA, l’antigene prostatico specifico, un marker proprio della prostata maschile. Prodotta probabilmente dalle ghiandole di Skene, l’eiaculazione femminile è quindi da riferirsi esclusivamente ad una ridotta produzione di fluido lattiginoso, che può essere espulso da alcune donne durante l’orgasmo.
Con ricerche successive, si è fatta sempre più chiara l’esigenza di distinguere tra due tipi di emissioni sessuali femminili diversi: l’eiaculazione femminile e lo squirting.
Anche uno dei più noti studiosi in questo campo, il Dr. Salama, ginecologo, urologo, ostetrico e sessuologo, autore del libro “Femmes fontaines & éjaculation féminine. Mythes, controverses et réalités”, sostiene la distinzione tra eiaculazione femminile e squirting e ha illustrato i dati delle sue ricerche anche all’ultimo congresso di Medicina Sessuale Europeo, tenutosi a Nizza qualche settimana fa.
Per investigare la natura e l’origine dello squirting, il Dr. Salama, ha preso in analisi un campione di sette donne in grado di produrre, durante la stimolazione sessuale, un quantità abbondante di liquido, pari a circa un bicchiere di acqua. A queste donne è stato chiesto di fornire un campione d’urina e di svuotare completamente la vescica prima dell’inizio dello studio. Un’ecografia pelvica ha confermato che la vescica fosse vuota. Le donne hanno quindi iniziato a stimolarsi continuando fino a raggiungere la fase pre-orgasmica (tra i 25 e i 60 minuti di stimolazione), quando è stata fatta una seconda ecografia. Al momento dell’orgasmo, il liquido emesso è stato raccolto e un’ultima ecografia effettuata. Nonostante le donne avessero svuotato la vescica prima di iniziare a masturbarsi, alla seconda ecografia, quella pre-orgasmica, la vescica è apparsa nuovamente piena, mentre all’ecografia post-orgasmica, la vescica di tutte le donne era nuovamente vuota. Questo significa che il liquido emesso durante l’orgasmo proveniva quasi sicuramente dalla vescica. Inoltre, l’analisi biochimica dei tre campioni di liquidi –quello di urina fornito prima dell’inizio della stimolazione sessuale, quello di urina raccolto dopo l’orgasmo e il campione di liquido emesso durante l’orgasmo (lo squirting)– mostrano livelli comparabili di concentrazione di urea, creatinina e acido urico. Per quanto riguarda il PSA, invece, in 6/7 donne non è stato rilevato nei campioni d’urina pre-stimolazione, bensì è stato trovato in 5 donne sia nell’urina post-orgasmica che nello squirting. Secondo questo studio quindi, lo squirting è sostanzialmente l’emissione involontaria di urina durante l’attività sessuale, con l’aggiunta di secrezioni prostatiche.
Secondo il Dr. Florian Wimpissinger, urologo al Rudolfstiftung di Vienna, la presenza del PSA nella non totalità dei campioni di squirting potrebbe essere ricondotta al fatto che il liquido emesso dalle ghiandole di Skene potrebbe viaggiare in vescica durante l’orgasmo, così come potrebbe essere spiegata dalle differenze per forma e dimensioni che le ghiandole stesse possono avere in donne diverse.
Per concludere, quindi, durante la stimolazione sessuale alcune donne sono in grado di produrre diversi tipi di liquidi: urina pura (si tratta di incontinenza urinaria coitale o intrasessuale), eiaculazione femminile (ovvero una produzione ridotta di fluido lattiginoso, contenente PSA), e squirting (la produzione abbondante, circa 100-150 ml, di urina, molto spesso contenente anche PSA).
Aspetti Psicologici
Alcune donne che esperiscono lo squirting, soprattutto la prima o le prime volte che questo accade, possono vivere od essere portate a vivere questo fenomeno con imbarazzo, sentendosi così diverse, anormali, sporche o in colpa. Per fortuna però, la maggior parte delle donne vivono lo squirting in maniera positiva. I dati di una ricerca online del 2013 dell’ospedale Rudolfstiftung di Vienna, dimostrano infatti che il 78,8% delle donne che esperisce lo squirting regolarmente e il 90% dei loro partner, considerano questo fenomeno come un arricchimento della loro vita sessuale.
Un’ultima nota. Nonostante alcuni esperti sessuali, tra cui anche proprio il Dr. Salama, dichiarino che qualsiasi donna, con un’adeguata e prolungata stimolazione sessuale, sia in grado di esperire lo squirting, è importante non ostinarsi né ossessionarsi con questo fenomeno. Ricordiamo che i dati provenienti dalla letteratura ci dicono che soltanto una piccola percentuale di donne è in grado di “squirtare” ed una percentuale ancora più ridotta di farlo regolarmente. Inoltre, contrariamente a quanto si può dedurre dall’immaginario irrealistico proveniente dall’industria pornografica, non sembra esserci alcuna correlazione tra squirting ed intensità orgasmica.
Riferimenti Bibliografici
“Nature and Origin of “Squirting in Female Sexuality” (2014). Salama S. et al., 2014. J Sex Med 2015;12:661–666. The Journal of Sexual Medicine, DOI: 10.1111/jsm.12799
“International online survey: female ejaculation has a positive impact on women’s and their partners’ sexual lives”. Wimpissinger et al., BJUI International, Volume 112, Issue 2, July 2013.
“Femmes fontaines & éjaculation féminine. Mythes, controverses et réalités” Salama S., Desvaux P., Nordheim S., 2015.
“The Boudoir Bible”: The Uninhibited Sex Guide for Today, Vernon B., 2013.