Dopo più di un anno di esperienza italiana nella terapia con collagenasi da clostridium histolyticum nel trattamento dell’incurvamento penieno da malattia di La Peyronie (PD) siamo in grado di tirare le somme sull’efficacia e la sicurezza di una delle novità in ambito andrologico.
Iniziamo con una premessa, la collagenasi è una sostanza ampiamente studiata in letteratura (5766 lavori pubblicati al febbraio 2018), circa 30 indirizzati alla terapia della malattia del Peyronie e molti altri in procinto di pubblicazione.
In tal senso un enorme sforzo sulla diffusione scientifica dei risultati è stato fatto e sta proseguendo a carico di 4 scuole di urologia Firenze (Dr. Cocci,Prof. Mondaini), Torino (Dr. Falcone, Dr. Timpano, Prof. Rolle), Napoli (Dr. Capece, Dr. Verze, Dr. Arcaniolo, Prof. Mirone), Catania (Dr. Russo,Prof. Morgia).
La bibliografia scientifica è ed è sempre stata il barometro con cui il medico indirizza il paziente ad un trattamento piuttosto che un altro ed ogni linea guida medica si rifà ai dati presenti in letteratura. Non si scappa quindi, la medicina non è solo esperienza ma si basa su dati reali, diffusi e consultabili. Tutto il resto sono chiacchiere e dicerie.
Sino al 2016 in Italia ogni terapia medica rivolta al trattamento dell’incurvamento penieno, dati alla mano, era un lento palliativo che veniva dedicato a quei pazienti la cui curvatura non impediva un rapporto sessuale o a quei pazienti che al contrario erano completamente contrari alla terapia chirurgica (integratori, ionoforesi, verapamil ecc) non hanno mai dimostrato una significativa efficacia il che fa pensare che la manciata di pazienti che possono riferire un minimo miglioramento non siano altro che pazienti il cui miglioramento si sarebbe presentato indipendente dalla terapia assunta. Il motivo è semplice, non conosciamo l’eziologia, il motivo per cui la placca dell’induratio si crea (ischemia, infiammazione, trauma, diabete, genetica ecc? o forse un misto di più fattori). Qualsiasi terapia che puntasse ad un fattore eziologico, infiammazione ad esempio, commetteva un errore intrinseco non sapendo appunto il motivo della comparsa della malattia.
La collagenasi non punta alla terapia della malattia bensì ad un degradazione fisica della parte di collagene della placca al fine di ridurre la curvatura, cosa ben diversa dal “curare” la malattia.
Parliamo di sicurezza. Nel più grande studio sulla collagenasi, lo studio IMPRESS, il quale ha coinvolto 836 pazienti con un protocollo che prevedeva 2 iniezioni di collagenase a poca distanza per un totale di 4 cicli si sono riscontrate complicanze di lieve entità che non hanno richiesto interventi in meno del 5% dei pazienti, solo nello 0,9% dei pazienti si è riscontrata una rottura del pene che ha necessitato una riparazione chirurgica.
Ad oggi con il protocollo modificato applicato in Italia che consta di una iniezione a distanza di un mese circa l’una dall’altra per un totale di 3 iniezioni non si sono MAI verificate nel nostro paese eventi avversi quali frattura del pene o complicanze maggiori che hanno comportato un intervento chirurgico riparativo.
I risultati sono e saranno sempre più evidenti dalla letteratura, la collagenasi ha un range di successo variabile con un recupero medio nei dati italiani di circa 20° di curvatura, un picco massimo di recupero di 40/50° con un 5% dei pazienti che non riscontrano alcun beneficio.
La terapia con collagenasi non controindica all’intervento chirurgico e da qui il ragionamento che un paziente deve porsi:
- sono disposto a sottopormi ad un intervento chirurgico? Se si la collagenasi non lo controindica e può dare il vantaggio di ridurre quanto meno in parte la curvatura concedendo al paziente una preservazione almeno in parte della lunghezza del pene, sicuro effetto collaterale della chirurgica non di placca.
- Posso permettermelo? La collagenasi ha un costo elevato variabile tra i 5000 ed i 6000 euro per l’intero ciclo e ad oggi non è rimborsabile dal sistema sanitario nazionale.
- Ho paura della frattura del pene? I dati facilmente reperibile su pubmed.com parlano chiaro, il rischio è molto vicino allo zero e sicuramente tali ad oggi nel nostro Paese.
Il pene curvo è una malattia devastante per l’individuo e per la coppia, un mondo sommerso che l’avvento della collagenasi ha rivelato passando da una prevalenza nella popolazione che è passata dal 3% al 10% circa in cui i pazienti che prima mantenevano privato il loro problema nella mancanza di opzioni terapeutiche non chirurgiche.
La sicurezza e l’efficacia di questo trattamento è naturalmente anche da imputare all’esperienza del chirurgo urologo che esegue la procedura, la collagenasi è un farmaco definibile un vero e proprio “cutter enzimatico” che deve essere maneggiato con estrema cautela, con molte accortezze e l’iniezione deve essere eseguita esattamente all’interno della placca.
Ecco due tutorial esplicativi su cos’è e come si esegue il trattamento:
Come sempre conclude il Prof. Roberto Burioni è necessario dare evidenze a quello che uno dice, anche e soprattutto su internet. Per chi volesse approfondire quanto detto mandiamo in anteprima tutta la bibliografia analizzata dal Dr. Giorgio Ivan Russo dell’Università di Catania e che porterà in un prossimo futuro alla più completa revisione della letteratura sull’argomento di cui daremo sicuramente ampio spazio in questo portale.
Per tutti i pazienti ma soprattutto per tutti i medici ancora sospettosi di questa terapia prego di seguire gli aggiornamenti scientifici che arriveranno nel 2018 e che sempre di più daranno ragione a quanto da mesi Uroblog dice e continuerà a dire.
Bigliografia
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