Il tumore dell’alta via escretrice: la nefroureterectomia rappresenta l’unica terapia?

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Ancora oggi il trattamento “gold standard” per il trattamento del carcinoma transizionale dell’alta via escretrice è rappresentato dalla nefrouretererectomia, ovvero dall’asportazione radicale del rene, dell’uretere e di parte di vescica a livello dello sbocco dell’uretere.

Tale intervento, particolarmente demolitivo, non è stato dimostrato essere superiore a trattamenti più conservativi soprattutto per certi tipi di tumori così detti a basso rischio [piccoli (<1 cm), di basso grado, con citologie di basso grado, con biopsie che documentano un’istologia di basso grado ed un’Uro-TC negativa per invasione locale]. È per questo che, oggi, le nostre linee guide prevedono la possibilità per questa categoria di Pazienti di un trattamento più conservativo, rappresentato dall’ureteroscopia e dall’uso del LASER per l’ablazione della neoformazione previa biopsia che ne documenti la bassa aggressività.

Ad oggi, inoltre, si stanno sviluppando nuove tecnologie (es. Cellvizio) che permettono all’Urologo di avere un’idea in diretta delle caratteristiche istologiche del tumore e poter quindi ridurre al minimo l’invasività della biopsia e migliorare il follow-up di questi pazienti che dovrà essere molto stringente.

La possibilità di sviluppare queste tecnologie e di poter proporre questa terapia ad una specifica categoria di Pazienti, potrà permettere di ridurre l’esecuzione di nefroureterectomie inutili che espongono il Paziente a sviluppare precocemente un’insufficienza renale cronica e quindi un minore aspettativa di vita.

 

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